Per paura che non sia Shangai

Vai all’estero. Ti porti dietro qualche chilogrammo di tecnologia, il laptop, lo smartphone, il tablet e tanta altra roba. Ma, una volta arrivato, ti accorgi che le prese di corrente sono completamente diverse. Come far funzionare tutto l’armamentario che ha in valigia? Inutile affannarsi per negozi e centri commerciali. Certo, pezzi di plastica da inserire in prese straniere, per far funzionare computer e frullatori, ne hanno. E tanti. Il problema è che sono pensati, appunto, per i loro viaggi all’estero. E quindi sono esattamente l’opposto di quello ti serve. L’unica soluzione, meno male che esistono, sono i Bazar cinesi. Che ricevono tonnellate di merce, distribuita, apparentemente senza nessun criterio, in tutta Europa, anzi, in tutto il mondo. Tutti i Bazar cinesi hanno tutto. E solo li’ trovi il pezzo di plastica con i buchi e gli spinotti al posto giusto. Costa una sciocchezza e si romperà, con ammirevole tempismo, alla fine della vacanza. Poco male, ha fatto comunque il suo servizio, penserai, sollevato. Ma l’anno prossimo ti ritroverai ancora con lo stesso problema. Le prese, maledizione! In realtà in questi negozi la merce non arriva, come abbiamo già detto, senza un criterio. Così può parere a noi occidentali. Pratici, razionali e nazionalistici quel tanto che basta. Davvero convinti che un regola baffi possa interessare solo un metalmeccanico turco, che una pinza per cioccolata sia desiderata solo dai cittadini elvetici o che delle tazze da the con l’immagine della Regina Elisabetta possano trovare acquirenti solo oltremanica. E’ normale, nella UE siamo un duecento milioni e qualcosina, divisi in decine di stati e staterelli, parliamo lingue diverse. Anche più d’una, in qualche paese, giusto per aumentare la confusione. I cinesi, no. Sono una miliardata, anzi quasi due. E tutti più o meno parlano il mandarino. Si sono sorbiti mezzo secolo di regime comunista e piani quinquennali, con tanto di pianificazione di fabbisogni, consumi, produzione. Ovvio che da loro il prodotto, l’oggetto, il bisogno, sia standardizzato. L’industria tessile doveva aumentare la sua produzione del 30%? Bene, facciamo tre miliardi di costumi da bagno, due a testa, tanto erano già in previsione. Da distribuire in tutti i negozi della Cina, beninteso! Anche in Xinjiang? Si, anche in Xinjiang. Ma veramente lì il mare non c’è, è montagna e fa un freddo cane! D’accordo, ma i giubbotti di pelliccia sono previsti solo nel prossimo piano quinquennale, adesso comprano questi, poi si vedrà. Capito come funzionava, come ha funzionato per cinquant’anni? D’altra parte non puoi aver la pretesa di accontentare tutti sempre e comunque, quando hai a che fare con un quarto della popolazione mondiale, siamo seri. Si sono dovuti abituare così, ecco. E se i Bazar Cinesi, in Cina, hanno tutto, compresi i costumi da bagno in Mongolia e le racchette da neve a Shangai, figurati se quelli aperti da noi, in Europa, si comportano diversamente. Siamo quattro gatti, vogliamo pure fare quelli che si vogliono distinguere? No, dobbiamo comprendere che quel tempo è finito, basta con le differenze. Tutti uguali, tutti uguali, con il tutto a poco prezzo. E’ così bello, poi, poter pensare che non resterai mai deluso. Che la tua richiesta, per quanto assurda, verrà soddisfatta, basta cercare sullo scaffale poco più in là. Quindi, insieme al tuo adattatore coi buchi giusti, troverai, nel tuo Bazar di fiducia, anche il regola baffi, le tazze col principino, le mollette a forma di lucertola, i calendari col Capodanno al posto sbagliato. E naturalmente, un discreto numero di costumi da bagno rimasti invenduti.