Vent’anni dopo (Ciao, tenente)

E’ proprio qui, dove la valle si stringe di colpo. Il fiume, la ferrovia, la strada. E quel prato, eccolo, dove ci eravamo accampati, mentre stavamo scappando verso nord. Altro che ritirata strategica, come la chiamava il Comando Generale, era una fuga. La strada, Il paese, guarda com’è diventato grande. Allora c’erano solo la chiesa, la scuola e un pugno di case. E quella trattoria, dove lavorava lei. Dove andavamo tutti i giorni, noi ufficiali, per pranzo e cena. Dopo la guerra, appena ho potuto, ci sono ritornato. Il bancone era sempre lo stesso, le bottiglie di vino, i bicchieri in fila. Ma lei non c’era più, era andata via. Nessuno, proprio nessuno, ha saputo dirmi dove. Sembrava che tutti si vergognassero un poco, quando chiedevo di Maria. Come se ci fosse qualcosa che non potevano raccontare. A me. Come se fossi ancora il tenente, il tedesco, il nemico. Il treno è già scivolato via, la valle si riapre. Sono ancora qui, in Italia, Verona, Milano, Venezia, Firenze, Roma. Non che non le abbia già viste, che non ci sia mai stato. Ma allora non avevo certo il tempo per fermarmi davanti a una chiesa, per ammirare un monumento. Per visitare un museo, per cercare dei libri. Non ero lì per fare il turista. Ma per un altro motivo. Il più semplice di tutti, tornare vivo a casa.

Siamo in ritardo, i tavoli non sono ancora pronti. Le tovaglie, le posate, forza! In cucina come sta andando, invece? Dai che stasera viene anche la compagnia che recita al teatro qui vicino. Sono almeno in venti, non voglio fare brutta figura. Guarda che ti ho sentito, sai? Non sono innamorata di quello là, figurati, un attore! Dai ragazzi, deve funzionare tutto alla perfezione. Questo è il mio ristorante, lo sapete. Quando siamo arrivate qui, in questa città, io e mia madre, era appena finita la guerra. Il padrone, il Luigi, aveva bisogno di qualcuno che lo aiutasse e ci ha prese subito. La mamma in cucina, io a servire ai tavoli. Proprio come… Si, come prima. Non ce ne siamo più andate, e quando il Luigi ha deciso di mettersi a riposo, ci ha chiesto se lo volevamo noi, questo posto. Abbiamo detto di sì. I primi tempi è stata davvero dura, avevamo fatto tanti debiti, ma ci siamo riuscite. Io e la mamma ci siamo riuscite. Lei se n’è andata cinque anni fa, era ancora giovane, proprio come papà. Ma è riuscita a vedere quello che siamo riuscite a fare. Quindi, adesso, datevi una mossa, che fra mezz’ora apriamo!

La stazione è stata ricostruita, allora era tutta segnata dalle bombe. Gli americani, almeno una volta al giorno, cercavano di impedirci di prendere i treni che ci portavano a casa. Molti miei compagni sono morti qui, sorpresi da un allarme aereo, quando ormai pensavano di avercela fatta. La mia fortuna è stata quella di comandare quella colonna. Che a casa ci andava a piedi. L’albergo è qui vicino, meno male, il viaggio è stato davvero lungo, sono stanco. E ho fame. Chiederò un consiglio al portiere, conoscerà certamente qualche posto dove si mangia bene. Dopo due passi per il centro. Per il resto ci sarà domani

Buonasera! Buonasera! Accomodatevi pure, vi porto subito il menù. Il vostro tavolo è quello là. Si, lo so, siete tanti, non vi preoccupate, c’è posto per tutti. Il vino è quello buono, l’ho scelto io, vi ho mai deluso? Avanti, ditemi pure quello che volete mangiare. Lei, invece, è solo? Ha prenotato? Non importa, un posto glielo troviamo ugualmente, stia tranquillo. Ecco, va bene qui? Un attimo e poi torno da lei. Dio santo, è lui. Lui. No, calmati, non è possibile, ti sbagli. Non sai nemmeno se si è salvato, se è tornato a casa, se è ancora vivo. Come fa a essere qui Forse è solo uno che gli assomiglia. Anzi, è uno che gli assomiglia. Non può essere altrimenti. Calmati, calmati, calmati.

No, non può essere lei, non è possibile, ti sbagli. Lei non c’è più, te lo ricordi? Quando sei tornato a cercarla, cosa ti hanno detto? Che era sparita, in tutta quella confusione. E adesso te la ritrovi al tuo tavolo, come se tutti questi anni… Ci siamo visti qui, solo ieri. Eravamo solo vestiti diversamente. Un giorno. E’ passato solo un giorno. No, queste cose non succedono. O succedono solo nei libri. Solo lì, non nella realtà, non adesso. Non a me, non a noi. No.

Lei non è di qui, vero? Ah tedesco… (è lui, Dio, è lui). Parla bene l’italiano, però. Ah, è un insegnante, ci avrei scommesso (si, si, perché non dice nulla, perché non mi riconosce?) Allora non è la prima volta che viene in Italia, ho capito. Cosa vuole mangiare, conosce già qualche piatto tipico? Cosa le porto allora?

Beh, mi affido a lei, sono convinto che saprà consigliarmi bene (no, è lei, è davvero lei, cosa faccio, cosa le dico, adesso?). Sì, certo, un bel piatto di pasta, per cominciare, mi piace tanto (perché non dice nulla, non mi riconosce? O forse ha un marito, dei figli, non era ieri, sono passati 15 anni). Dopo vedremo, però credo che vorrò provare l’arrosto, il portiere dell’albergo me l’ha raccomandato tanto. Da bere? Mi porti un buon vino rosso, Maria (oh no, no!)

Come fai a sapere che mi chiamo Maria, signor tenente? Non lo so, mi sono sbagliato, io però conoscevo una Maria. Tu, piuttosto, perché mi chiami tenente? Perché io, invece, conoscevo un tenente. Davvero? Quando, dove? Dove… Dove tu hai conosciuto Maria, credo. Quando? Non lo so, forse quindici anni fa, forse ieri. Già, forse ieri. Ma oggi non è ieri. Lo dici tu, finisci il piatto e portami a ballare. Fino a domani.